19 Aprile 2016
Sono le quattro in punto e Vanessa Incontrada armeggia con il lucchetto per aprire le porte a vetri del suo negozio sul corso principale di Follonica, la cittadina toscana dove vive da otto anni. «È difettoso, va cambiato» commenta tra sé e sé la protagonista di “Non dirlo al mio capo”, la nuova fiction di Raiuno. Oggi pomeriggio però Vanessa, tubino nero di maglia, giubbino di jeans e scarpe da jogging ai piedi, non è attrice, ma imprenditrice e si trasforma in commessa nel suo negozio «Besitos» nel quale vende abbigliamento femminile, accessori e prodotti per la cura dei capelli. «Oggi le ragazze che mi aiutano sono andate a fare il campionario e allora in negozio ci sono io» spiega con entusiasmo.
Le pareti dell’ufficio sono tappezzate di copertine di giornali a lei dedicate, incorniciate con cura e appese ovunque. Sono decine. E ce ne sono tante di Sorrisi. «È un’idea che ho copiato dal mio amico Claudio Bisio che ha l’ufficio pieno di locandine, foto e copertine» spiega Vanessa. «Mi piace perché ognuna mi ricorda un momento della vita, un lavoro svolto. E a ogni copertina esposta corrisponde l’articolo ritagliato e conservato in raccoglitori colorati. Sono una persona precisa e ordinata».
Lo è anche Lisa, il personaggio che interpreta in questa fiction?
«La definirei piuttosto… incasinata! Lisa perde il marito in un incidente. Rimane sola con due figli e scopre non solo che lui la tradiva, ma anche che l’ha lasciata sul lastrico. È disperata, ma non si arrende: tira fuori dal cassetto la laurea in Giurisprudenza e si mette a cercare un lavoro».
Lo trova?
«All’ennesimo colloquio capisce che appena dice di avere due figli, le vengono chiuse le porte in faccia. Decide quindi di fingersi single e senza famiglia. E, come per magia, trova un posto in uno studio legale».
Una situazione purtroppo molto comune nel mondo del lavoro.
«Sì, il tono è quello leggero della commedia, ma il tema è realistico.
Lisa ha una doppia vita: è una specie di supereroe?
«Lei diventa il punto di riferimento di tutti quelli che le stanno intorno: è una donna forte, ha una grande bontà e tutti finiscono per chiederle consiglio».
Che cosa l’ha divertita di più di questa serie?
«Quando Lisa deve prendere una decisione importante compaiono due suoi alter ego: la “Lisa-mamma”, vestita di rosa, rassicurante e che le consiglia di pensare ai figli, e la “Lisa-single” con parrucca nera, scollatura, che le consiglia di lasciarsi andare e di divertirsi».
Lisa le somiglia?
«È determinata, quando vuole una cosa ci crede fino in fondo e come me ha quel pizzico di sana incoscienza che le fa dire: mi butto e poi vediamo che succede, se va male, pazienza. I cambiamenti spaventano, ma se restiamo seduti non cresciamo».
Anche lei è una mamma che lavora: si è riconosciuta?
«Certo. Non è facile conciliare professione e figli, soprattutto nel nostro Paese dove le mamme non hanno supporti come invece succede, per esempio, nel nord Europa. Ogni volta che mi viene proposto un lavoro il primo pensiero è: dove si gira? Come posso organizzarmi con Isal, mio figlio? Anche perché più crescono e più chiedono e vogliono capire».
Lei cosa gli spiega?
«Da piccolo è sempre venuto con me sui set. Ora va a scuola ed è più complicato, ma conosce il mio lavoro e mi chiede: “Come ti devo chiamare ora? Lisa? Nora? Emma?”. A seconda dei personaggi che interpreto. E se non riesco a essere presente a tutte le sue lezioni di atletica, mi dice: “Va bene lo stesso, tanto ho la mamma più bella del mondo!”».
Che tipo di mamma è?
«Giocherellona: facciamo tanti giochi fisici come “palla avvelenata” o “ruba bandiera”. Quando va in spiaggia o al parco si “deve” sporcare. Poi però credo molto nelle regole: penso che i bambini ne abbiano bisogno perché li rassicurano. Quello che rassicura me, invece, è il fatto che se anche non riesco sempre ad andare a prenderlo a scuola, Isal ha girato il mondo, sa stare con chiunque ed è un bambino curioso. Così come ero io con mia mamma, e a sua volta lei con mia nonna… e con la mia bisnonna».
È una tradizione di famiglia…
«Ho scritto un libro con mia mamma su questo tema, s’intitola “Insegnami a volare” (Rizzoli, 18 euro, ndr). Nel 1920 la mia bisnonna arrivò a Barcellona sola, dopo essere stata lasciata dal marito, con una valigia, due figli e cinque pesetas in tasca. Si è rimboccata le maniche per lavorare. Lo stesso è accaduto a mia nonna. E mia mamma ha fatto anche due e tre lavori insieme: in famiglia le donne hanno sempre lavorato non per diventare ricche, ma per sopravvivere».
Perché ha deciso di vivere a Follonica?
«Per affetto: sono nata in Spagna, ma ho fatto le elementari qui e poi tutte le vacanze estive. E quando è nato mio figlio, otto anni fa, mi sono stabilita qui. Sto bene, mi sento protetta: la gente depista i paparazzi per farmi stare in pace».
I suoi progetti?
«Il 9 maggio comincio a girare una nuova serie per Raiuno, “Scomparsa”. È un thriller, interpreto una psicologa la cui figlia è sparita. È un ruolo di donna tosta, sportiva, e cambio look: mi tagliano i capelli. Non vedo l’ora: il bello del nostro lavoro è cambiare e io sogno di poterli avere corti».
Ha altri sogni?
«Vorrei incontrare papa Francesco perché lo sento una persona prima ancora che il Papa».
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